Testo pubblicato in "Corposcritto" 4 (autunno 2003), accompagnato da 4 riproduzioni in bianco-nero dal titolo: "Frammenti di Mondo".

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Luciano Ponzio

CORTEGGIATORI DELLA REALTA'

 

"Il pittore realista: 'Fedele alla natura, in tutto!'

E da che cosa parte: quando mai la natura si risolve in un quadro?

Infinito è il più piccolo frammento di mondo!

Talvolta dipinge quel che gli piace.

E che cosa gli piace? Quel che sa dipingere"

(Nietzsche, La gaia scienza)

 

 

 

Nella ricerca artistica è inaccettabile la concezione del valore intrinseco dell'arte, la concezione dell'arte per l'arte. In tale direzione, il rapporto di responsabilità fra arte e vita — ma che qui non è dovuto al fatto che l'arte aderisce alla vita così com'è — risulta, come Michail Bachtin ci ha insegnato, totalmente rinnovato.

L'arte non è impegnata entro i confini del mondo, già definito e già interpretato come lo sguardo se lo rappresenta. L'arte non rimane intrappolata in un mondo che impone l'identico ma vive al di fuori dei confini della "realtà", riproponendo continuamente quest'ultima secondo nuove prospettive e nuovi rapporti. La ricerca dell'alterità si realizza nel testo artistico della pittura, con la ricerca di un'immagine altra. Non si tratta di trovare una (unica) "teoria dell'arte" ma di svolgere una sperimentazione senza fine. È così che l'arte in generale e la pittura in particolare non si lasciano assorbire nella routine, nell'applicazione pratica e funzionale, non si lasciano ridurre alla "logica di mercato". Ne consegue l'orientamento ad allontanarsi dalla rappresentazione e dall'immagine di Stato, mediante le quali, in ambito artistico, non si può dire nulla di sostanziale.

La partecipazione artistica alla vita è una forma di responsabilità nei suoi confronti ben più ampia di quella che si limita a viverla dal di dentro. Il punto di vista artistico, per il suo porsi fuori dalla vita, instaura un certo rapporto che consiste nel guardare sempre alle cose umane dall'"estrema soglia", e quindi con una certa ironia, con un atteggiamento serio-comico più o meno accentuato. In qualche modo esso perciò sovverte la visione seria, "realistica" del mondo dei tempi moderni, disarciona la visione miope della vita in gran parte imbalsamata nei ruoli fissati dalla contemporaneità. La posizione distanziata, per la quale l'artista è sempre un po' "postumo" rispetto a se stesso e alla propria contemporaneità, conferisce all'artista la possibilità di vivere oltre le preoccupazioni "terrestri" e proietta l'arte nel "tempo grande".

L'arte e la vita sono reciprocamente coinvolte; la vita deve guardare all'arte non come ornamento e decorazione — l'uso dei colori come cosmetici (K. Malevic) —, ma come ricerca, attività critica del "mondo degli oggetti", e l'arte deve essere rivolta al rinnovamento della vita. Per essere effettivamente vita, e non inerte ripetizione e mantenimento dell'ordine convenuto, la vita deve rinnovarsi attraverso il rapporto con l'arte. Da ciò si può comprendere come la vita non possa essere indifferente all'arte ma responsabile nei suoi confronti. L'arte raffigura l'alterità della vita, la sua ambivalenza, il suo doppio, le sue possibilità altrimenti sacrificate, cioè quelle possibilità che l'ideologia ufficiale, l'ordine costituito, le abitudini, i pregiudizi, gli stereotipi, la routine della quotidianità le impediscono di scorgere e di vivere. La vita deve riconoscere che è con l'arte in un rapporto di coinvolgimento dialogico. La vita deve rispondere alla raffigurazione artistica, alla resa — anche in senso di restituirla libera da ciò che la immiserisce — che ne propone l'arte.

L.P.

Lecce, 2004

 

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